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La fortuna o forse il piccolo Bes quel giorno mi avevano scelto. Il lavoro di scavo stava finendo e le nuvole stavano finalmente portando riparo sul cantiere. Qualcosa di bianco in mezzo alla terra mi attirò. Piccolo e candido fra la terra asportata dal dromos. Ora la piccola divinità in pasta di talco si trova fra le vetrine del museo di Cabras. Unica e piccola fra le migliaia di reperti riconsegnati agli occhi degli appassionati dalla penisola del Sinis e da Tharros. I suoi gioielli splendono a Londra, Parigi, Berlino, Copenaghen, Torino, Cagliari e sulle rive dello stagno cabrarese. Sempre in viaggio. Da secoli. La storia di questa penisola racconta di sardi, fenici, punici, romani e bizantini avvicendatisi sulla sua terra. Vivendola e modificandola. Costruendola e adattandola. Le luci, i colori e i multiformi panorami rivelano il Sinis; io proverò a raccontarvelo. Con le mie emozioni, sottovoce e con piacere.